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Stati Uniti contro Huawei

Huawei Mate 20 Pro torna nelle grazie di Google, avrà le beta di Android Q

Il dispositivo di punta che l’azienda ha lanciato a fine 2018 è tornato nella lista di quelli che potranno ricevere le versioni preliminari del sistema operativo Android Q. Il gadget era stato escluso subito dopo l’inserimento di Huawei nella lista nera del commercio di Trump, e il suo ritorno potrebbe avere significati più profondi.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Per Huawei si intravede una piccola luce in fondo al tunnel di problemi provocati dal recente divieto di fare affari col colosso cinese imposto alle aziende USA dall'amministrazione Trump. Uno dei suoi ultimi smartphone, Huawei Mate 20 Pro, è stato infatti reinserito in queste ore nella lista dei dispositivi compatibili con l'aggiornamento anticipato alle versioni preliminari di Android Q – un programma di anteprime dal quale il gadget era stato escluso solo pochi giorni fa. La mossa è difficile da interpretare, anche perché non è stata accompagnata da alcuna nota o comunicato, ma potrebbe essere la conseguenza di un allentamento nella tensione tra le due aziende finite loro malgrado al centro della disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina che dura ormai da mesi.

Le origini della vicenda risalgono a poco dopo la notizia del divieto imposto dal governo USA alle aziende del territorio. Google, pur rassicurando gli utenti sul fatto che gli aggiornamenti al dispositivo (e a tutti gli altri del brand) non si sarebbero interrotti, aveva pochi giorni dopo rimosso Mate 20 Pro dal sito web relativo al programma beta di Android Q. La mossa in realtà non ha avuto un impatto particolarmente grave sugli utenti comuni, poiché generalmente chi smania per installare versioni preliminari del sistema operativo Android sono gli utenti più curiosi e gli sviluppatori che vogliono conoscere in anticipo le caratteristiche del software che potranno sfruttare per le proprie app. Eppure il fatto non era stato presa sottogamba da Huawei né dai commentatori della vicenda: intanto l'esclusione di uno dei più evoluti dispositivi della società da un programma pensato per mostrare in anteprima le ultimissime evoluzioni del mondo Android rappresentava un danno di immagine ulteriore per la società; soprattutto però la mossa faceva presagire un futuro poco luminoso per la sopravvivenza di Android sugli smartphone Huawei, che infatti ha accelerato da subito i lavori sul suo sistema operativo proprietario.

Ora l'apparente dietrofront, che segue quello di WiFi Alliance e SD Association e rincuora tutti coloro che sperano in una soluzione positiva della crisi in tempi brevi. In realtà però la situazione è ancora piuttosto ingarbugliata: solo poche ore fa l'IEEE ha assunto posizioni in controtendenza con l'ultima decisione presa da Google, mentre produttori ed ex partner di Huawei del calibro di Intel e ARM non hanno ancora rivisto le proprie politiche nei confronti dell'azienda cinese; per sapere qualcosa di più sul destino a medio e lungo termine degli affari tra Huawei e le aziende USA, insomma, occorrerà attendere ancora.

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