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Apple e Samsung, i due giganti feriti messi in ginocchio dalla Cina

La lettera che Tim Cook ha inviato agli investitori ha spostato l’attenzione di tutto il mondo sul rallentamento delle vendite degli iPhone, un punto di svolta importante per l’azienda che, però, sottolinea solamente un elemento ormai chiaro da tempo: gli smartphone hanno raggiunto il punto di saturazione.
A cura di Marco Paretti
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La lettera che Tim Cook ha inviato agli investitori ha spostato l'attenzione di tutto il mondo sul rallentamento delle vendite degli iPhone, un punto di svolta importante per l'azienda che, però, sottolinea solamente un elemento ormai chiaro da tempo: gli smartphone hanno raggiunto il punto di saturazione. Non sono solo gli iPhone; anche i Galaxy di Samsung hanno subito un rallentamento nel corso dell'ultimo periodo, una conseguenza inevitabile del grande successo degli ultimi 10 anni. Il problema, come d'altronde sottolinea tra le righe anche la lettera di Cook, è che semplicemente sono già stati venduti troppi smartphone.

Ormai diamo per scontato che gli smartphone prodotti da Apple e Samsung possano continuare a crescere senza sosta, un'idea fondata sull'enorme successo che ha accompagnato ogni lancio e sull'entusiasmo che la maggior parte dei consumatori ha dimostrato nei confronti delle uscite annuali. La realtà è però diversa e, proprio come già successo con i PC, ad un certo punto un settore così popolare raggiunge la saturazione. Cioè un momento in cui la maggior parte delle persone possiede uno smartphone decente e non ha intenzione di aggiornarlo per anni.

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Una situazione che il settore mobile attraversa ormai da qualche anno a causa di tre fattori: gli aggiornamenti sempre più ininfluenti da una generazione all'altra, l'aumento dei prezzi e la volontà di utilizzare i telefoni per più tempo rispetto a prima. Questa combinazione ha raggiunto il suo apice nel corso degli ultimi anni e ha costituito le fondamenta per la situazione stagnante che attualmente sta frenando l'intero settore. Almeno per quanto riguarda le grandi aziende mondiali come Apple e Samsung. Il problema di queste realtà non è solo il fatto che le innovazioni dei loro prodotti si sono affievolite sempre più – la dimensione dei display, il 4G e le camere secondarie, per esempio, sono tutte idee ampiamente utilizzate – ma anche che l'idea di tamponare questa diminuzione della domanda alzando i prezzi può funzionare per un paio di anni, dopodiché gli utenti semplicemente saranno meno invogliati a cambiare il proprio telefono per un modello superiore. Soprattutto in un mercato che ormai ha abbondantemente sfondato i 1.000 euro di costo.

A peggiorare la situazione di Apple è stato anche il taglio di prezzo per la sostituzione della batteria dei vecchi iPhone, che di fatto ha "resuscitato" un grande numero di dispositivi facendo desistere molti consumatori dal cambiare il proprio telefono. D'altronde le innovazioni attualmente applicabili al settore sembrano ormai terminate: basti pensare che la più grande novità dell'ultimo anno nel settore mobile è stata la modalità notturna del Pixel di Google, che però è "solo" un elemento software. In un mondo di schermi enormi, display OLED e processori ultra performanti, resta davvero poco spazio per qualcosa in grado di stupire. E di giustificare una spesa così alta.

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D'altronde l'ascesa del settore degli smartphone è anche figlia di un elemento che spesso tendiamo a dimenticare, cioè il fatto che l'uscita del primo iPhone – e l'inizio del suo successo – è avvenuta nel 2007, poco prima del maelstrom finanziario del 2008 e della successiva ricrescita economica. Questo significa che Apple e i suoi competitor hanno di fatto introdotto i loro dispositivi rivoluzionari in un contesto di crescita, dove gli utenti potevano approcciare una spesa del genere (che peraltro al tempo era decisamente più bassa). Ora, invece, il mercato più importante per queste realtà, quello cinese, è stato messo in grande difficoltà dai blocchi degli Stati Uniti, elemento che ha reso il paese un terreno meno fertile per dei prodotti che costano più di 1.000 dollari.

Non solo, perché in Cina Apple e Samsung sono due stranieri. Basta girare per strade, aeroporti e centri commerciali cinesi per accorgersi che le due aziende così forti all'estero non hanno la stessa presenza imponente come i rivali Oppo, Vivo e Huawei, che invece tappezzano con le loro pubblicità ogni angolo delle grandi città cinesi. In Cina il mercato è totalmente ribaltato: il sistema operativo a cui sono abituati è diverso, il prezzo dei prodotti è più basso e la concorrenza è ancora troppo forte. Un approccio che questa triade cinese sta ora portando in India, l'altro grande bacino di utenti che tutte le aziende vorrebbero attaccare. Ma che difficilmente Apple e Samsung riusciranno a sfruttare se messe in competizione con l'offerta di Oppo, Vivo e Huawei.

(Foto: Samsung Developers)

Ma quindi come possono queste aziende restare sulla cresta dell'onda, almeno in occidente? Le strategie future sono diverse e vanno dall'introduzione del 5G all'interessamento nei confronti di paesi potenzialmente proficui come l'America Latina e l'Africa. Ma anche l'arrivo dei primi smartphone pieghevoli già annunciati da Samsung, Huawei e altri produttori, che nel 2019 dovrebbero iniziare ad affacciarsi sul mercato. Resta da capire come Apple proverà ad uscire da questa situazione con i suoi dispositivi, soprattutto dopo che molto probabilmente perderà il primato di innovazione con l'uscita dei primi telefoni pieghevoli. Perché gli smartphone hanno ormai soddisfatto ogni nostra richiesta, dalla dimensione degli schermi alla durata della batteria. E ora, proprio come Steve Jobs ha insegnato al mondo, le aziende devono instillare velocemente un nuovo desiderio nei clienti. Per non diventare come Nokia e BlackBerry.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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