Sono bastate poche parole, dette da Donald Trump, per fare chiarezza sull'essenza degli avvenimenti che, negli ultimi giorni, hanno scosso il mondo della tecnologia. Ma per capire bene di cosa stiamo parlando, bisogna fare un passo indietro e ricapitolare tutto quello che è successo negli ultimi giorni. Lo so, probabilmente se ne è tanto discusso che tutti conosceranno i fatti a memoria, ma è importante rifarlo per riuscire capire realmente la situazione controversa in cui si trova Huawei oggi.
I controsensi del ban di Huawei
Nel corso delle ultime settimane, il governo degli Stati Uniti ha adottato misure estreme e senza precedenti contro Huawei, inserendo il secondo produttore di smartphone al mondo in una lista nera per il commercio e costringendo tutti i suoi partner statunitensi a tagliare i ponti, alimentando (volontariamente) il rischio di una rottura a lungo termine del commercio tecnologico trans-pacifico tra USA e Cina. Una mossa che ha scosso profondamente il mondo della tecnologia, che ha (forse per la prima volta) indirettamente coinvolto tutta la Zona Economica Speciale di Shenzen (di fatto il più grande polo manifatturiero del mondo tech) e che ha fatto ritrovare Huawei senza le licenze Android, senza la possibilità di utilizzare i chip Broadcom e addirittura senza alcun accordo commerciale con ARM.
Ma mentre l'impatto di questa scelta è stato chiarissimo sin dal principio, non sono stati altrettanto chiari i motivi per i quali tutto questo è stato messo in atto. Almeno fino ad oggi.
La spiegazione ufficiale dell'ordine esecutivo iniziale, era che l'hardware prodotto da Huawei potesse mettere in pericolo gli Stati Uniti, permettendo al governo cinese di spiare tutte le comunicazioni avvenute tramite le infrastrutture e i dispositivi dell'azienda di Shenzen. Secondo quanto si legge nell'ordine esecutivo del ban, "gli avversari stranieri stanno creando e sfruttando sempre di più vulnerabilità nelle tecnologie e nei servizi di informazione e comunicazione" e "l'acquisizione o l'uso illimitato dell'hardware prodotto da avversari stranieri peggiora queste vulnerabilità".
E sì, se queste motivazioni potrebbero avere un senso nel caso in cui si tratti di limitare l'utilizzo di hardware Huawei nell'infrastruttura di rete nazionale, in realtà perdono totalmente ogni senno logico quando si tratta di hardware esportato. E il punto è chiaro. Per quale motivo, per esempio, Corning non può vendere il suo Gorilla Glass a Huawei, oppure per quale motivo Micron non può vendere le sue memorie all'azienda di Shenzen, se gli smartphone Huawei ormai da tempo non sono venduti negli Stati Uniti? D'altronde non è un mistero per nessuno: Huawei detiene circa il 25% delle quote del mercato degli smartphone in tutto il mondo, ma vende solo in Asia e in Europa. Niente Stati Uniti. E quindi, qual è il reale pericolo per gli USA, se le aziende statunitensi hanno rapporti (di esportazione) con Shenzen?
Violazioni della proprietà intellettuale o furto di segreti commerciali? Certo, ma questo è un problema conosciuto ormai dagli anni '80. E se fosse davvero questa la motivazione, è chiaro che Huawei a questo punto diventerebbe esclusivamente un capro espiatorio, di una guerra industriale che non solo coinvolgerebbe decine e decine di altre aziende, come Lenovo, DJI e mole altre, ma che avrebbe delle conseguenze disastrose per tutta l'industria tecnologica mondiale.
Come se non bastasse, poi, gli eventi che hanno coinvolto il mondo tecnologico in questi ultimi giorni, non sono altro che la punta dell'iceberg di una guerra commerciale molto più ampia. Una guerra commerciale alimentata dall'imposizione di dazi sempre più importanti da parte di Trump sulle importazioni cinesi, che potrebbe fare più male alle aziende tecnologiche statunitensi che a quelle cinesi, e che non è altro che un modo per fare pressioni politiche sull'economia cinese ed ottenere accordi commerciali più favorevoli.
Ma se tutto questo fosse vero, giustificare tutta la vicenda parlando semplicemente di "sicurezza nazionale", sarebbe un discorso non solo disonesto, ma anche diplomaticamente controproducente. Perché metterebbe ancora di più in dubbio la credibilità degli Stati Uniti. Gli USA, a questo punto, si ritroverebbero come nella favola di "Al lupo, al lupo" e, magari, quando realmente dovessero trovarsi con la propria sicurezza nazionale a rischio, nessuno gli crederebbe.
Trump: Huawei inclusa in un ipotetico futuro accordo commerciale con la Cina
Ma queste sono solo ipotesi. O almeno, lo erano, fino a giovedì. Perché è proprio nel corso di un'intervista con un gruppo di agricoltori tenutasi giovedì 23 maggio, che il Presidente degli Stati Uniti, rispondendo ad una domanda postagli da un giornalista, ha indirettamente dato conferma a tutte le ipotesi di cui abbiamo parlato fino ad ora: nonostante sia rimasto fermo sulla questione della sicurezza nazionale, Trump ha dichiarato che qualora gli USA e la Cina facessero un'accordo, Huawei potrebbe essere inclusa. Insomma, parliamoci chiaro, tutta la questione del ban di Huawei si è confermata come una semplice farsa, per poter far man forte sul governo Cinese.
Perché, quando il giornalista ha chiesto a Trump delle mosse contro Huawei (il video integrale dell'intervista è disponibile QUI, la domanda viene fatta circa al minuto 40), Trump ha risposto così: "Huawei è molto pericolosa. Basti pensare a cosa hanno fatto dal punto di vista della sicurezza nazionale e dal punto di vista militare. Ma è possibile che sia inclusa in qualche tipo di accordo commerciale. Se facessimo un accordo (con la Cina, ndr.) potrei immaginare che Huawei sia inclusa, in qualche modo".
Ed è in questa frase, che ci sono due affermazioni che cozzano l'una con l'altra. In primo luogo, il ban di Huawei e la consequente decapitazione del brand cinese da parte dei partner americani è stata una questione di sicurezza nazionale. In secondo luogo, tutto potrebbe trasformarsi in un "nulla di fatto", qualora gli Stati Uniti dovessero trovare un accordo commerciale con la Cina.
Insomma, si tratta di affermazioni incompatibili, che avrebbero senso solo se la questione della "minaccia alla sicurezza nazionale" fosse una farsa. Perché anche la persona più ingenua capirebbe che non è possibile negoziare una minaccia alla sicurezza con un accordo commerciale, e il motivo è semplicissimo: nessuna nazione potrà mai promettere in modo credibile che non ne spierà un'altra.
Ed è chiaro, quali siano le reali motivazioni che hanno portato il mondo della tecnologia nel periodo più caotico della sua storia rimane ancora un mistero, ma gli Stati Uniti hanno l'obbligo di dare una spiegazione onesta e reale a quanto accaduto, un obbligo rivolto sia alle aziende statunitensi che a quelle cinesi, ma soprattutto rivolto agli utenti Huawei di tutto il mondo, che di punto in bianco si sono ritrovati con dispositivi dei quali non si conosce più il futuro. Ma, probabilmente, una risposta del genere non la si avrà mai e bisognerà solo aspettare l'epilogo di questo Game of Thrones commerciale.