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Eric Schmidt e Diane Greene lasciano il board di Alphabet nel momento più difficile per Google

Nel periodo forse più difficoltoso per Google degli ultimi 7 anni, Eric Schmidt e Diane Greene lasciano il board di Alphabet, l’azienda fondata nel 2015 come holding a cui fanno capo Google LLC e altre società controllate che si occupano di tecnologia, biotecnologie, investimenti finanziari e ricerca.
A cura di Dario Caliendo
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Il 2019 non verrà solo ricordato dagli appassionati per la fine ufficiale de Il Trono di Spade e l'Infinity Saga degli Avengers. Ma rimarrà nella storia della tecnologia per molti avvenimenti importanti. È l'anno in cui saranno venduti il Huawei Mate X e (forse) il Samsung Galaxy Fold, i primi smartphone pieghevoli. È l'anno in cui Facebook riprogetterà da zero la propria applicazione principale e il suo Messenger. Ed è proprio dal 2019 che tramite WhatsApp si potranno inviare soldi agli propri amici.

Ma, il 2019, è un anno importante anche per Google. Perché sarà ricordato come l'anno in cui Eric Schmidt e Diane Greene hanno lasciato il consiglio di amministrazione di Alphabet. E non è una novità da poco, soprattutto se contestualizzata nel difficile periodo che sta vivendo l'azienda di Mountain View.

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Il primo è stato un pilastro fondamentale dell'azienda per oltre 18 anni, guidandola come CEO tra il 2001 e il 2011 per poi coprire l'incarico di Presitente del Consiglio di amministrazione, mentre la seconda è stata per anni la responsabile dei servizi cloud del colosso di Mountain View.

E se per un breve periodo di tempo la dipartita di Schmidt è stata coperta da un velo di incertezza, perché a dare la notizia non ufficiale è stato Paresh Dave (un reporter di Reuters), tutti i dubbi sulla realtà dei fatti sono stati risolti dal diretto interessato che, con un Tweet, ha ufficializzato l'abbandono del suo ruolo, specificando che rimarrà comunque in azienda, ma come consulente tecnico a partire da questo giugno.

"Eric ha dato un contributo straordinario a Google e Alphabet in qualità di CEO, Presidente e membro del Consiglio di amministrazione" – ha dichiarato John Hennessy, presidente del Consiglio di amministrazione di Alphabet – "Siamo estremamente grati per la sua guida e la sua leadership per molti anni."

Google crolla in borsa: utili e ricavi sotto le aspettative

Le motivazioni degli adii di Schmidt e Green potrebbero essere diverse. A differenza di quanto si potrebbe ipotizzare per ex-ceo però, sull'uscita dal board della Green potrebbe pesare il risultato della divisione cloud da lei guidata fino a novembre, ancora incapace di riuscire a reggere la concorrenza di Amazon e Microsoft, e che ha contribuito a far bruciare in borsa circa 70 miliardi all'azienda, classificandosi come il peggiore dal 2012.

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I problemi di Google non finiscono qui: sui conti di Alphabet pesa sicuramente la sanzione decisa dalla Commissione UE lo scorso 20 marzo 2019. D'altronde la matematica non mente. Perché le entrate del primo trimestre sono state di 36,34 miliardi di dollari, contro una previsione di 37,33 miliardi di dollari, con un calo degli utili a 6,7 miliardi di dollari, nei quali – rispetto alle aspettative – mancano 1,7 miliardi di dollari (cioè 1,49 miliardi di euro): sono proprio quelli della multa UE.

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Ed anche se interpretare i risultati di Alphaet solo basandosi sulla sanzione europea è riduttivo, è indubbio che il colosso di Mountain View sia per ora l'unico a deludere a Wall Street, in un'economia in forte espansione, guidata da aziende come Facebook e Amazon.

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Gli utili di Alphabet sono aumentati solo del 17% rispetto allo scorso anno: non solo è il peggior risultato degli ultimi 3 anni, ma è accompagnato da un aumento delle spese dovuto ad un incremento del personale, all'apertura di nuovi datacenter e il peso incombente dei regolatori governativi in tutto il mondo.

Senza contare, poi, che Google fatica a vendere anche in altri campi, come in quello degli smartphone in cui i suoi Pixel faticano a reggere la concorrenza del segmento degli Ultra Premium Phone, e in quello degli smart speaker, dove Alexa di Amazon – seppur ancora meno dinamica e funzionale – sta schiacciando Google Home sia in termini di vendite, che in termini di distribuzione nel mercato internazionale degli smart display: dopo mesi dalla presentazione, Google Home Hub è ancora disponibile in pochissimi Paesi, mentre Amazon Echo Spot e Amazon Echo Show sono molto più distribuiti.

L'unica nota positiva, che potrebbe far salire il morale a Mountain View, potrebbe arrivare entro la fine del 2019, quando Uber e Slack (aziende nelle quali Google ha delle partecipazioni) debutteranno in borsa.

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